Il Piano di Zona è uno strumento di programmazione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari locali che consente di promuovere la realizzazione di una rete integrata ed efficiente dei servizi sociali, che assicuri risposte efficaci ai bisogni delle persone.
La necessità di adottare il Piano di Zona nella programmazione locale è stata individuata, oltre che dall'art. 19 della Legge 8/11/2000 n. 328, con l'approvazione della deliberazione del Consiglio Regionale 25 settembre 2001 n. 246 "Programma degli interventi ed individuazione dei criteri di ripartizione del fondo regionale socio-assistenziale e del fondo nazionale per le politiche sociali per l'anno 2001".
Secondo l'art. 19 della L. 328/00 il Piano di Zona deve individuare gli obiettivi strategici e le priorità di intervento nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione; deve inoltre definire le modalità organizzative dei servizi e le risorse finanziarie, strutturali e professionali da impiegare.
Secondo il Programma della Regione Emilia Romagna scopo del Piano è disegnare il sistema integrato di interventi e servizi sociali con riferimento agli obiettivi strategici, agli strumenti realizzativi e alle risorse da attivare.
Il Piano deve partire pertanto da una puntuale rilevazione dei servizi erogati nel territorio di riferimento per poi giungere alla individuazione degli obiettivi strategici di sviluppo individuati dagli Enti competenti.
A tal proposito risultano particolarmente importanti la fase della rilevazione dei dati ed inoltre la fase del coinvolgimento e del coordinamento con i soggetti operanti nell'ambito della solidarietà sociale (volontariato, coop.ve sociali, ecc.). In merito a quest'ultimo aspetto è da sottolineare che ciò comporta l'individuazione dei soggetti presenti sul territorio a diverso titolo coinvolti nella espressione dei bisogni e nel sistema di offerta dei servizi, con riferimento all'obiettivo, proprio del sistema integrato, di promozione della solidarietà sociale e di valorizzazione di iniziative di singoli, di famiglie e di organizzazioni del Terzo settore.
In merito alla rilevazione dei dati è da ricordare che l'art. 21 della l. 328/00 prevede espressamente l'istituzione del Sistema Informativo dei Servizi Sociali, che ha lo scopo di garantire la conoscenza dei bisogni sociali e di disporre dei dati necessari alla programmazione, gestione e valutazione delle politiche sociali; prevede inoltre che i Piani di Zona, i Piani Regionali ed il Piano Nazionale definiscano le risorse destinate alla realizzazione del Sistema Informativo. Il Piano nazionale degli interventi prevede tra le fasi metodologiche per la realizzazione dei Piani di Zona "la ricostruzione della base conoscitiva ai fini dell'analisi dei bisogni e della conoscenza dell'esistente".
La fase della rilevazione dei dati ha pertanto la finalità di offrire un quadro conoscitivo delle problematiche del territorio e dell'articolazione del sistema di offerta; i dati in questione non dovranno solo contenere un'elencazione di servizi svolti ma anche specificare le risorse impiegate complessivamente per la realizzazione degli interventi e dei servizi. Quest'attività non è solo preordinata a guidare l'azione programmatoria ma favorisce inoltre la trasparenza e la comunicazione nell'ambito della comunità locale, offrendo informazioni ai diversi attori del sistema.
Sulla base delle informazioni rilevate devono essere evidenziate le potenzialità e le criticità riscontrate, sottolineando cosa nei diversi settori funziona e cosa invece non funziona o comunque necessita di miglioramento.
Nel Distretto di Codigoro (comprendente i Comuni di Codigoro, Comacchio, Goro, Lagosanto, Mesola, Massa Fiscaglia, Migliaro e Migliarino) l'elaborazione del Piano ha impegnato un gruppo tecnico composto dai tecnici dei Comuni e della AUSL, che si è inoltre avvalso della collaborazione di rappresentanti di Organizzazioni di volontariato o di operatori dei servizi sociali; all'interno di esso sono stati creati quattro gruppi ai quali sono state affidate, rispettivamente, le seguenti aree tematiche: 1) Socializzazione; 2) Autonomia; 3) Inclusione Sociale; 4) Domiciliarietà; un gruppo si è poi occupato di coordinare il lavoro svolto dagli altri gruppi e di redigere materialmente il Piano.
La fase di elaborazione del piano è stata preceduta da incontri formativi, coordinati dall'Amministrazione Provinciale, che hanno visto la partecipazione, oltre che dei tecnici e degli amministratori degli Enti coinvolti, anche di rappresentanti delle Organizzazioni di volontariato e delle Organizzazioni sindacali presenti nel territorio.
Secondo quanto stabilito dal Programma Regionale degli interventi il Piano di Zona è articolato nelle seguenti aree:
1) Area responsabilità familiari
2) Area diritti dell'infanzia e dell'adolescenza
3) Area disabilità
4) Area immigrazione
5) Area contrasto all'esclusione, povertà, dipendenze
Nel Piano di zona devono altresì essere definiti gli indirizzi generali relativi sia al sistema di governo e di gestione, sia alle diverse aree di intervento e ai relativi servizi. Finalità del Piano è la realizzazione del Sistema integrato di interventi e servizi sociali nell'ambito territoriale di competenza; si deve quindi ricercare e sviluppare una dimensione di analisi e di intervento zonale, che non si risolve nella semplice sommatoria di interventi e di scelte fatte dai diversi comuni singoli; la frammentazione territoriale o per area di intervento va infatti gradualmente superata per assumere una visione strategica, che abbraccia cioè il territorio e il sistema dei servizi nel loro insieme in una prospettiva di sviluppo integrata.
Nella definizione degli obiettivi di priorità sociale e dei programmi di intervento del sistema integrato è da ricordare che il Programma regionale approvato con delibera di Consiglio Regionale n. 246/01, in attuazione del Piano Nazionale, ha individuato i seguenti sei programmi:
1) Valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari e delle capacità genitoriali
2) Rafforzare i diritti dei minori
3) potenziamento degli interventi a contrasto della povertà
4) Sostegno della domiciliarità
5) Prevenzione delle dipendenze
6) Azioni per l'integrazione sociale degli immigrati
Altro aspetto importante è l'integrazione dei programmi definiti dal Piano con i diversi settori della vita sociale e fra le diverse politiche. Il Piano di zona deve contenere una valutazione delle esperienze già in corso e individuare una progettualità in grado di avviare forme di integrazione fra le politiche sociali, sanitarie, educative e formative, del lavoro, culturali, urbanistiche ed abitative. Una attenzione particolare va data all'integrazione socio-sanitaria, tanto che è previsto che le indicazioni del Piano di Zona debbano coincidere con quelle del Programma delle attività territoriali del Distretto; l'Accordo di programma che approva i Piani sarà infatti sottoscritto anche dal Direttore Generale dell'AUSL.
L'adozione dei Piani di Zona porterà anche ad una armonizzazione delle regole e ad una integrazione, con in prospettiva una gestione unificata, dei servizi svolti dai vari Enti; questo processo dovrà essere graduale ma comunque appare già opportuno che gli Enti coinvolti diano attivazione ad una armonizzazione delle normative in materia di ISEE, criteri e priorità all'accesso ai servizi e compartecipazione ai costi degli stessi da parte degli utenti.
Secondo la L. 328/00 e la normativa regionale il Piano di Zona la formazione è strumento fondamentale per realizzare un sistema integrato di interventi e servizi di qualità ed efficace; il Piano deve quindi contenere indicazioni in merito alla formazione, evidenziando le necessità di aggiornamento degli operatori o il fabbisogno relativo alla creazione di nuove figure professionali.
Dalla natura di atto programmatico deriva che il Piano di Zona deve avere carattere dinamico e , sulla base di un aggiornamento dei dati da svolgersi annualmente, deve migliorare le capacità del sistema di rispondere ai bisogni ed alle esigenze della popolazione.
La procedura per l'adozione del Piano di Zona Provinciale vedrà la partecipazione di tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nell'ambito dei servizi sociali.
La Provincia svolge un ruolo di promozione, supporto e coordinamento dei soggetti impegnati nella definizione dei Piani di Zona e di raccordo fra gli ambiti distrettuali e la Regione; sono stati costituiti il Gruppo Politico provinciale, composto dagli Assessori alle politiche sociali dei comuni capi zona ed il Gruppo di Progetto Provinciale, composto da tecnici dei Comuni capi zona, dai responsabili dei servizi sociali dei distretti socio sanitari, da un rappresentante del forum del terzo settore e da tecnici della Provincia. Analoghi tavoli sono stati costituiti a livello delle singole zone.
Il ruolo dei Comuni consiste in una funzione di produzione, regia e gestione del Piano in una dimensione effettivamente zonale ed integrata che, superando localismi e settorialismi, consenta di farlo divenire strumento efficace e dinamico per la programmazione sociale.
La procedura si concluderà con l'adozione del Piano di Zona attraverso un apposito Accordo di Programma sottoscritto da tutti i soggetti istituzionali del territorio (Comuni, Aziende Sanitarie, Provincia).
L'Accordo di Programma è lo strumento con il quale le diverse Amministrazioni interessate all'attuazione del Piano coordinano i rispettivi interventi per il raggiungimento degli obiettivi Comuni, determinando il ruolo e gli impegni di ogni soggetto, i sistemi di regolazione interna delle relazioni reciproche, i tempi, il finanziamento e gli adempimenti necessari alla realizzazione degli obiettivi.
Il primo Piano di Zona in Emilia Romagna avrà quindi carattere strategico ed un orizzonte temporale biennale (anni 2002 e 2003), e prevede programmi attuativi annuali: il primo programma attuativo è da predisporre contestualmente al Piano di Zona in oggetto, mentre il secondo programma attuativo dovrà essere predisposto entro i termini previsti per l'approvazione dei bilanci comunali per l'esercizio finanziario 2003.
Il Piano di Zona sarà soggetto a valutazione; la valutazione ha lo scopo fondamentale di verificare nel tempo la realizzazione delle azioni previste dal Piano e dei risultati che il Piano si prefigge, nelle diverse aree di bisogno e nei diversi campi di intervento. L'attività di valutazione si realizzerà in due passaggi fortemente interrelati tra loro: verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi posti e delle strategie concordate ed incentivare il raggiungimento degli obiettivi da parte dei servizi operanti sul territorio.
Il sistema di valutazione adottato dovrà quindi produrre informazioni e dati che servano effettivamente agli organi che devono prendere decisioni a formulare giudizi e, su questa base, progettare corsi d'azione.
Il percorso dovrà infine prevedere una fase di informazione e comunicazione ai cittadini per la diffusione dei suoi contenuti principali.